Scopri il segreto di The Man Who Sold the World di David Bowie
Indice
- Introduzione
- Nirvana: l'ultimo concerto
- L'esibizione acustica di Nirvana per MTV Unplugged
- Le scelte ribelli dei Nirvana
- La canzone iconica della serata
- "The Man Who Sold the World" di David Bowie
- La storia di un classico sottovalutato
- L'importanza del riff iconico
- Il ritmo coinvolgente
- La scala Phrygian e l'atmosfera evocativa
- L'uso della scala Phrygian nel contesto musicale
- La relativa costante della seconda maggiore
- L'effetto misterioso della nota Bb
- La linea di basso di Tony Visconti
- La dualità delle chiavi
- L'interpretazione di Bowie nel verso
- Le percussioni di Woody Woodmancy
- L'uso degli strumenti di percussione
- L'interpretazione delle liriche
- La crescita del senso di perdita esistenziale
- L'esperienza di vendere la propria arte
- La costruzione di un'immagine autentica
- La maschera che racconta la verità
- L'utilizzo degli spazi sonori nella produzione
- L'importanza dell'armonia
- L'analisi dell'armonia del brano
- L'equilibrio tra il familiare e l'emozionante
- Il ciclo dei tre accordi
- L'effetto dell'accordo D flat
- Il climax emotivo del ritornello
- L'energia frenetica del coro
- L'abbandono progressivo delle tonalità minori
- L'outro e la conclusione senza risoluzione
- Il legame tra "The Man Who Sold the World" e Nirvana
- La risonanza della struggente autenticità artistica
- Il peso di vendere il proprio mondo
- La sfida di mantenere il controllo
- La maschera che diventa un'icona vuota
- Conclusioni
🎸 Nirvana: l'ultimo concerto
Nel novembre del 1993, i Nirvana salirono sul palco per uno dei loro ultimi spettacoli. Si trattava di una performance acustica trasmessa da MTV Unplugged, un showcase che permetteva a gruppi rock di esibirsi in un ambiente più intimo. In tipico stile ribelle dei Nirvana, la band scelse di suonare quasi esclusivamente brani meno popolari, costruendo la scaletta attorno a tracce profonde degli album e arricchendola con alcune cover. Alcune di queste reinterpretazioni modificarono radicalmente il materiale originale, ma la canzone più iconica della serata fu eseguita quasi identica alla registrazione originale. Kurt Cobain introdusse così una nuova generazione al brano "The Man Who Sold the World" di David Bowie, un classico sottovalutato della prima fase della carriera di Bowie.
🎵 "The Man Who Sold the World" di David Bowie
"The Man Who Sold the World" è stata scritta da David Bowie quando aveva solo 19 anni, ma con essa ha raccontato una storia potente che ha fatto eco nel corso dei decenni, ispirando una delle leggende più grandi del rock e che continua ad avere un impatto anche oggi. Analizziamo nel dettaglio il brano per scoprire cosa lo rende così speciale.
L'importanza del riff iconico
La canzone si apre con un riff iconico suonato da Mick Ronson. Si tratta di uno di quei ritornelli minimali di cui spesso si parla, basato su un'idea così semplice che anche la più piccola modifica potrebbe rovinarlo completamente. Ma se viene suonato correttamente, è magico. La premessa di base è una discesa dalla radice, una salita e una nuova discesa. Questo è tutto, ma funziona così bene.
Il ritmo coinvolgente
Un altro elemento importante è il ritmo. Ci sono otto note qui, ma invece di suonarle tutte come ottavi, la prima nota viene trattenuta mentre le note successive sono suonate più velocemente per raggiungerla. Questo lascia un momento di sospensione, in cui ci troviamo sull'orlo, in attesa di fare quel salto di fede. Questo è seguito da una serie di note suonate così velocemente da far sembrare il si bemolle come una nota fantasma, chiaramente presente ma anche un po' sfuggente.
La scala Phrygian e l'atmosfera evocativa
Un altro fattore importante è la scala utilizzata. Ci sono solo tre note diverse, ma sono sufficienti per trasportarci nella scala Phrygian, che ha un'atmosfera suggestiva. Oltre alle perfette quarte, quinte e ottave, l'unica nota che rimane invariata tra la scala maggiore e quella minore è la seconda maggiore. La presenza fugace del si bemolle, nascosto in un sedicesimo fuori tempo, suggerisce un'aura di mistero quasi ipnotico che permea tutto il brano. Se lo sostituiamo con un si naturale, va bene, ma non è altrettanto coinvolgente.
La linea di basso di Tony Visconti
Dopo qualche barra, entra la linea di basso di Tony Visconti, che suona in una tonalità diversa. Fino a quel momento, avevamo sentito solo il ritornello che ruota principalmente intorno al la. Tuttavia, c'è anche una chitarra acustica che accompagna discretamente l'arpeggio, di cui parleremo più avanti. L'importante è che sia facile sentire le prime battute come parte della scala Phrygian, mentre la linea di Visconti è chiaramente un fa. Quando il basso e la batteria entrano insieme, è difficile interpretare ciò come un accordo iniziale. Quindi, cosa sta succedendo?